San Jose', 19 gen. - (Adnkronos) - Condannati rispettivamente a 9 e 12 anni e quattro mesi di reclusione per tentata frode. E' il caso di dire che ad una coppia di coniugi statunitensi, Anna Ayala, 40 anni, e Jaime Plagencia, 44 anni, alla lettura della sentenza in tribunale, oltre al rimorso, sara' venuta voglia di 'mangiarsi le mani'. La donna ha infatti confessato agli inquirenti di aver architettato un'ingegnosa quanto macabra estorsione ai danni di una nota catena di ristoranti. Un piano sventato pero' grazie alle analisi della polizia scientifica e alla testardaggine dei titolari di un ristorante. I fatti accaddero lo scorso 22 marzo. ''Cameriere! C'e' un dito amputato nel mio piatto!''. Il grido d'accusa e d'orrore di Anna Ayala creo' imbarazzo e fece piombare il gelo tra il personale e i clienti del ristorante 'Wendy's' a San Jose', in California. Il caso fini' su tutti i network statunitensi, causando un danno d'immagine irreparabile per la nota catena di ristoranti, con un relativo crollo di clienti e introiti. La donna, con tono indignato, racconto' ai giornalisti di essersi insospettita mentre masticava qualcosa di ''duro e croccante''. Dopo aver risputato nel piatto una porzione di chili con carne, la 40enne aveva scoperto, o meglio, simulato di scoprire, la falange di un dito, lunga 4 centimetri, che solo dopo si seppe appartenere ad un collega di Jaime Plagencia che l'aveva persa in un incidente di lavoro. I titolari del ristorante non avevano mai creduto alla dinamica dell'incidente e quando i coniugi hanno intentato causa a 'Wendy's' chiedendo un risarcimento ad almeno cinque zeri, hanno a loro volta fatto causa alla coppia accusandoli di frode. Gli inquirenti hanno fatto analizzare il dipo amputato. Le analisi di laboratorio hanno quindi affermato, senza ombra di dubbio, che il dito non era stato ''cucinato'' insieme al chili, bensi' era stato aggiunto in un secondo momento. La donna, messa alle strette, ha finito per confessare: ''Il dito ce lo abbiamo messo noi''. La falange mozzata apparteneva ad un collega del marito che l'aveva perduta in un incidente di lavoro. Wendy's, lo scorso anno, era arrivata ad offrire una ricompensa di 100mila dollari a chi avrebbe dato informazioni utili per risalire al proprietario del dito mozzato.

(ANSA) - ROMA, 18 gen - Il DNA come strumento indispensabile per inchiodare non solo delinquenti e omidici, ma anche per identificare i funghi e i microrganismi 'mangia-carta', che
rovinano libri e documenti storici di grande importanza. E' quanto sono riusciti a fare alcuni ricercatori dell'universita' di Vienna, insieme al Fondo scientifico austriaco e l'Istituto centrale per la patologia del libro di Roma. I ricercatori hanno scoperto il processo molecolare che si sviluppa nei documenti infettati dai funghi, dotati di una loro propria ''impronta digitale genetica''. In questo modo sara' piu' facile per gli operatori scegliere misure efficaci per la conservazione dei testi. A differenza dei metodi convenzionali per l'identificazione dei funghi, generalmente molto elaborati e imprecisi, quello messo a punto dai ricercatori guidati da Guadalupe Pinar, del dipartimento di medicina chimica dell'universita' di Vienna, consente una veloce quanto inequivocabile classificazione delle varie specie di funghi sulla base del loro DNA, grazie a una speciale caratteristica del loro materiale genetico: una regione conosciuta come ITS1, che presenta enormi differenze nelle sequenze delle coppie di basi azotate. ''La regione ITS1 e' spesso soggetta a mutazioni spontanee - ha spiegato Pinar - innocue, visto che questa parte del DNA non ha funzioni riconoscibili nel genoma del funghi e ha un ruolo indiretto nella sopravvivenza delle specie fungine, ma visibili in ogni specie di funghi, ognuno con la propria ITS1. Il che significa che hanno un'impronta digitale inconfondibile''. Per questo tipo di analisi normalmente servono grandi quantita' di DNA, che teoricamente si potrebbero ottenere dal materiale d'origine. Cosa non praticabile ovviamente con i documenti storici. I ricercatori austriaci hanno cosi' clonato il DNA necessario usando le reazioni a catena della polimerasi (PCR). ''In questo modo - ha detto Astrid Michaelsen, collega di Pinar - abbiamo ottenuto frammenti di ITS1 con un alto grado di purezza, anche quando sono molto piccole le quantita' di
materiale fungino per l'estrazione del DNA''. Una volta ottenuto il numero sufficiente di frammenti di ITS1, si procede all'analisi del genoma con una tecnica nota come elettroforesi in gel di poliacrilammide in gradiente di denaturazione, in cui i frammenti di ITS1 vengono applicati a un gel sottoposto a carica elettrica. Il metodo messo a punto dai ricercatori austriaci ha inoltre un altro vantaggio rispetto alle tecniche usate normalmente, e cioe' che si possono usare funghi morti per l'estrazione del DNA. ''I funghi diventano inattivi sulla carta dopo circa 20 anni - ha commentato la ricercatrice - ma la fonte di materiale per il nostro metodo, il DNA, puo' essere isolata altrettanto bene anche cosi'. Cio' significa che si possono usare i campioni dove i funghi sono inattivi, ma il processo di degradazione e' in atto. Grazie ai risultati di questa ricerca sara' ora possibile mettere a punto misure di restauro e conservazione fatte su misura per ogni specie di fungo''.(ANSA).

(ANSA-AFP) - LONDRA, 18 GEN - Due studenti dell'Universita' di Cambridge (sudest dell'Inghilterra) sono stati multati per aver inviato per posta, per fare uno scherzo, un criceto. Lo si e' appreso da fonte giudiziaria. Acquistato nel giugno 2003 un criceto, David Jordan e James Cole, entrambi di 19 anni, lo avevano poi infilato in un involucro e inviato per posta a un uomo con il quale avevano litigato. Il criceto e' stato scoperto il giorno stesso della spedizione dal postino che ritirava la corrispondenza dalla cassetta delle lettere. L'animale aveva rosicchiato il cartone e spuntava con la testa dall'involucro. Un veterinario ha accertato che non aveva sofferto per essere stato imbucato. Il giudice ha condannato ieri Jordan a un'ammenda di 750
sterline (quasi 1.110 euro), cui si aggiungono 100 sterline per le spese dell'inchiesta. Come pena accessoria, gli e' stato inflitto il divieto di possedere animali da compagnia per dieci anni.
Cole, che aveva soltanto fornito il denaro per acquistare il criceto, e' stato condannato a 500 sterline (circa 725 euro) di ammenda e 100 di spese giudiziarie, oltre che alla stessa interdizione del compagno. (ANSA-AFP).